mercoledì 5 novembre 2008

Scarpe e sessualità


Perché le scarpe affascinano in modo diverso maschi e femmine? Per le donne sono l'oggetto del desiderio e irresistibili armi di seduzione. Gli uomini provano un interesse fortemente erotico. Da dove deriva il binomio tra sessualità e scarpe?

Secondo il sessuologo Emmanuele A. Jannini, in un'epoca in cui maschi e femmine rubano gli uni dall'armadio delle altre, "la scarpa è rimasta l'ultimo avamposto della femminilità".
Per gli amanti della tecnologia, c'è da dire che scienziati e ingegneri si stanno sbizzarrendo a creare scarpe che sono veri e propri computer. Leggere per credere.
Scarpe, sandali e stivali. Tutti con un comune denominatore: i piedi che vi sono ospitati. "Le nostre estremità", come ci spiega Emmanuele A. Jannini, "sono il tipico ornamento sessuale, un aspetto del corpo determinante per la scelta del partner. Ci rivelano infatti l'età biologica della persona, e non c'è trucco o intervento estetico che regga". Se possiamo ritoccare il viso invecchiato o rialzare un seno minacciato dalla forza di gravità, non possiamo ingannare il partner sulla nostra età se gli mostriamo i piedi. La bellezza è associata alla giovinezza e alla salute, così un piede giovane e minuto ci indica il partner fecondo e appetibile.
Nonostante le scarpe più desiderate siano quelle con tacchi che sfidano la gravità (come vi spiegheremo più avanti), originariamente i nostri antenati pensarono solo a proteggere il piede dalle asperità del terreno, avvolgendolo in foglie intrecciate o pelli di animali, come queste ancora in uso tra gli aborigeni australiani.
Così le prime scarpe della storia di cui abbiamo notizia risalgono a 9 mila anni, mentre quelle col tacco sono comparse molto più tardi, attorno al 1600.
In una grotta del Missouri è stato rinvenuto un "modello" in fibra vegetale usato 8000 anni fa .
Anche gli egizi usavano sandali intrecciati attorno al 3000 a.C.

Inizialmente uomini e donne usavano le stesse calzature e il comune denominatore era la comodità e l'utilità. Fu alla fine del Quattrocento che cominciarono a imporsi modelli femminili e maschili di diversa foggia.
La caratteristica tipica della calzatura da donna è il tacco, la cui invenzione è però da attribuirsi a un uomo: pare infatti che, alla fine del Seicento, Luigi XIV, Re Sole, per ovviare a una statura che non gli permetteva di dominare la sua corte "dall'alto", avesse introdotto le scarpe col rialzo.
Ora le donne non ci rinunciano facilmente per eventi mondani o particolarmente sentiti… come un podio. La sciatrice austriaca Michaela Dorfmeister si è presentata così a ritirare la sua medaglia conquistata in Coppa del Mondo 2002; ossia con completo da sci…e sabot bianco tacco 50.
Perché la donna si issa con stoica sopportazione su tacchi di 9 centimetri (ma anche 12 per le sfilate di moda)? La scarpa alta rende il piede piccolo ed esalta così una caratteristica tipicamente femminile. Inoltre, come ci spiega Jannelli, determina una postura che mette in evidenza il sedere attirando gli sguardi maschili.
Nella cultura cinese questo vezzo (piede piccolo, donna bella) diventò una vera e propria tortura. La tradizione di fasciare i piedi femminili per non farli crescere troppo e farli entrare nelle tipiche "scarpe di loto" causava gravi problemi ossei, oltre che un impedimento alla mobilità (e alla libertà) della donna. In voga per oltre un millennio, l'usanza è stata abolita nel 1911, anche se è tramontata solo con la rivoluzione maoista degli anni '60.
E per sfoggiare piedi degni di Cenerentola le donne sono anche disposte a ricorrere al bisturi. Un fenomeno, questo, che si è diffuso particolarmente negli Stati Uniti dove, oltre agli interventi all'alluce valgo (deformazione all'osso dell'alluce), spopolano anche smussamenti della pianta, per renderla più stretta, o delle dita, per renderle più corte. Ci si può sottoporre anche a iniezioni di collagene ogni 4-6 mesi (costo negli Stati Uniti, 500 dollari a seduta) che creano un cuscinetto sotto la pianta del piede, per resistere meglio a lunghe cavalcate sui tacchi.
Ma i medici avvertono: la scarpa col tacco costringe la colonna vertebrale a una postura innaturale che può portare problemi a breve e lungo termine.
Oggi lo stilista di scarpe più famoso è Manolo Blanhnik, originario delle Canarie. Il designer crea scarpe da collezione che non costano meno di 400 dollari al paio, dal tacco solitamente vertiginoso ma comodissimo, a detta di chi vi è salito.
A ruba tra le dive di Hollywood, sono state celebrate dalle protagoniste della serie culto "Sex and the City", dove la protagonista Carrie (Sarah Jessica Parker) è disposta a tutto pur di accaparrarsene l'ultimo modello. Seguita a ruota dalle sue tre splendide amiche: Charlotte, in una puntata, sopporta le morbose attenzioni per i suoi piedi di un commesso feticista, pur di portarsi a casa un paio di scarpe glamour ma costosissime…
Il mito feticista del piede come oggetto del desiderio ha origini antiche. "Adoro i piedi femminili, peccato che ci siano attaccate le donne", questo il motto del maniaco dei piedi. Lo psicanalista Sigmund Freud aveva riconosciuto come il piede, zona erogena per eccellenza a causa delle numerose terminazioni nervose, potesse diventare, con la scarpa a cui è avvolto e decorato, oggetto di morbosa attenzione. Inoltre, "non dimentichiamo che i tacchi a spillo", precisa Jannelli, "sono piccole e affilate armi che richiamano l'equivalenza, spesso sottointesa nel sesso, tra piacere e dolore".

Se il linguaggio non verbale è altamente significativo, specie quando si tratta di rapporti con l'altro sesso e di seduzione, non è da sottovalutare l'importanza del linguaggio dei piedi… e delle scarpe. Il togliersi le scarpe è considerato da noi gesto scortese o irriguardoso, proprio perché legato alla nostra sfera più intima e privata, mentre è un gesto naturale, che indica rilassamento o rispetto, nelle culture scandinave e in quelle orientali: sarebbe impensabile non entrare scalzi in una moschea.
La scarpa è al centro di molti detti popolari e credenze dal fondamento discutibile. Secondo le nostre nonne, per esempio, per sapere se ci si sposa entro l'anno basta buttare una scarpa fuori dalla finestra: se cade con la punta verso la casa, la risposta è no; se cade verso l'esterno allora il sogno si coronerà.
Per far durare "per tutta la vita" il matrimonio, poi, vietato buttare le scarpe usate il giorno del sì...
Se siete single e cercate l'uomo della vostra vita, invece, basta una piccola accortezza: dormire con le scarpe… sotto il cuscino.
Se Imelda Marcos le collezionava per puro e semplice piacere edonistico (fino ad accumularne, 3000 paia o forse più), il Museo della calzatura di Manila - da lei stessa inaugurato anche con modelli appartenuti a lei - è il paradiso delle donne, che spesso hanno la mania dell'accumulo di scarpe.
Anche a Firenze nel 1995 è stato inaugurato un Museo della calzatura intitolato a Salvatore Ferravamo, che raccoglie una selezione rappresentativa delle 10.000 calzature che compongono la collezione dello stilista. Tra queste, un paio della mitica Marilyn Monroe.
A Vigevano (Pavia), il nuovo Museo della calzatura espone 300 paia di scarpe con cui ripercorre la storia di questi veri e propri gioielli di lusso.
A Strà, in provincia di Padova, Museo della Calzatura a Vila Foscarini Rossi; un viaggio sull’evolversi storico della calzatura in Italia.
Oggi il mercato della calzatura in Italia è in crisi per lo strapotere dell'industria cinese che esporta grandi quantitativi di scarpe di scarsa qualità e di basso prezzo.
Negli ultimi 10 anni le importazioni dalla Cina sono cresciute del 250 per cento e le scarpe che arrivano in Italia sono passate da 29 milioni di paia a 102. I commercianti, preoccupati dall'assedio dei produttori con gli occhi a mandorla, chiedono contromisure specie ora che (dal 1° gennaio 2005) sono state smantellate le quote che prima regolamentavano le importazioni in Europa.
Anche nel resto del mondo si risente dello strapotere dell'industria calzaturiera cinese: a Manila (Filippine) lo si combatte così, con una pubblicità accattivante...

I primi a denunciare lo sfruttamento da parte dei grandi marchi di manodopera a basso prezzo furono i movimenti no-global. I primi a salire sul banco degli imputati sono state multinazionali come la Nike. Che recentemente ha pubblicato un mea culpa nella forma del "Rapporto della responsabilità sociale dell'azienda". In questo documento la Nike ammette violazioni dei diritti dei lavoratori nelle fabbriche "satellite". Sì perché se i dipendenti in senso stretto dell'azienda, famosa per le sue scarpe da jogging e l'abbigliamento sportivo, sono "solo" 24.000, le persone impiegate in aziende fornitrici sono almeno 650.000. Ed è lì - in queste aziende sparse in tutto il mondo, ma specialmente in Asia - che si verificano i casi di sfruttamento del lavoro minorile, maltrattamenti o sotto-retribuzione.

La scarpa che pensa è realtà ed è attesa a breve sugli scaffali dei negozi di tutto il mondo. Avrà il marchio Adidas, ma non è la sola ad avere un microprocessore sotto il tacco, che modifica automaticamente la consistenza del cuscino d'aria tra suola e plantare a seconda dell'attività svolta.
C'è una scarpa che ci avverte degli andamenti della borsa. Ma anche una che segnala la posizione di chi la indossa: si tratta di un sistema, progettato da una ditta di New York, che permette, grazie a un microchip inserito nelle scarpe degli atleti della maratona di Boston, di determinare in tempo reale la posizione esatta di ciascun corridore su un sito internet.

Fonte: Focus

Per saperne di più:
Paola Jacobbi, Voglio quelle scarpe!, Sperling&Kupfer

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